03/04/18

Erasmus, si lo fanno anche i grandi!

E si chiama Erasmus+

Tra le altre cose che faccio da quando faccio il Sindaco di Pescaglia, oltre ad aver fatto per tre anni il Presidente dell'Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio, una roba tipo "Coppa delle Coppe", siedo anche nel Consiglio di Amministrazione di una società consortile di tipo Gruppo di Azione Locale (GAL), che detto in due parole significa: per conto dell'Unione Europea decidiamo dal territorio quali bandi promuovere e quali finanziare su turismo, artigianato e commercio, il tutto condito con una bella dose di agricoltura.

Ecco, con questo GAL abbiamo vinto un progetto di mobilità europea, meglio conosciuto come Erasmus, che non è solo: "vado un anno a Barcelona a far finta di studiare ma in realtà mi sfondo di alcol, fumo tutto quello che mi passa per le mani e cerco di ampliare il più possibile il mio carnet di caccia".

Erasmus è una grande opportunità di scambio di esperienze, di buone pratiche, di discussione su cosa va e cosa non va in questa nostra imperfetta Europa per provare a migliorarla.

Ecco, il progetto Erasmus+ che abbiamo vinto si chiama RURAL SKILLS e dovrebbe consentirci, alla fine dei nostri scambi, di avere un'idea più chiara di come utilizzare i fondi europei per migliorare il nostro territorio, a partire dal legame con l'agricoltura e tutto ciò che ci gira in torno (artigianato, commercio e turismo, principalmente..).

Ecco una riflessione scritta a caldo, all'indomani del mio ritorno dalle Fiandre.



Alla fine di questi cinque giorni nelle Fiandre provo a tracciare un bilancio.

Se fate lo sforzo di superare le prime righe più tecniche, poi ci sono spunti interessanti su cui riflettere, ve lo prometto..

Il progetto a cui ho partecipato si chiama Rural Skills ed è finanziato interamente dall’UE attraverso un bando ERASMUS+, di cui noi siamo capofila, la cui finalità è scambiarsi con i nostri partner europei provenienti da Lettonia, Portogallo, Spagna, Croazia e Belgio, le nostre buone pratiche nella gestione dei finanziamenti Leader.

Entro Giugno 2019 gireremo tutti i paesi partecipanti al progetto, Italia compresa.


Finita la parte esplicativa tecnica, come promesso, ecco le valutazioni nel merito.


Purtroppo, alla fine di questi workshop, dei seminari, delle discussioni andate avanti con gli altri colleghi europei dalla mattina a colazione fino alla sera a cena, l’unica grande verità emersa è la seguente: non esiste una sola Europa, ne esistono tante.

Cioè l’indicazione contenuta in una norma europea spesso viene declinata con significati anche diametralmente opposti a seconda di come viene “tradotta” nell’ordinamento giuridico di ogni Paese.


Mi spiego con un esempio: a Gand (Fiandre, Belgio) la Provincia ha aperto dentro un edificio del ‘500 (lo storico Great Butchers’ Hall) un ristorante con annesso market per la promozione dei prodotti tipici provenienti da filiera corta locale.

Praticamente una sorta di (passatemi la semplificazione) idea alla “Eataly” però a gestione pubblica, quindi non con la logica del profitto, dove si possono prima mangiare e poi acquistare prodotti certificati di alta qualità provenienti da produttori del territorio (una filiera corta appunto).

I proventi che ne ricava la Provincia vengono reinvestiti per promuovere ulteriormente i prodotti ed incentivare i produttori. Un circolo incredibilmente virtuoso.


Bella idea! Peccato che in Italia, per come è stata tradotta questa norma europea, fare una cosa del genere è letteralmente impossibile!!!

Mentre in Belgio, non solo è possibile, ma con questo progetto concorrono e vincono bandi per accaparrarsi fondi europei.

Per concludere: forse sarebbe il caso di pensare di far fare qualche ERASMUS anche a chi si occupa di declinare nei vari Paesi le norme europee!

Si raggiungerebbero molti importanti risultati: la coerenza delle normative, la parità di opportunità su tutto il territorio europeo e soprattutto si inizierebbe a creare tra le persone che queste opportunità potrebbero sfruttarle quel sentimento europeo che si è andato uccidendo giorno dopo giorno da quando i Paesi hanno iniziato a guardare solo se stessi ed i propri confini.




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